La luce

Il 2015 è stato dichiarato l’anno internazionale della luce dalle Nazioni Unite e a seguire anche da tante altre organizzazioni ed associazioni. Ho deciso quindi di parlare di luce ai partecipanti del corso di astronomia per ciechi ed ipovedenti organizzato dall’Associazione Pontina di Astronomia. Questo testo riassume quella bellissima chiacchierata che fu preparata per durare poco più di mezz’ora e che invece, guidata dalle domande dei partecipanti, si allungò per oltre un’ora e mezza. Di questa riporto qui solo i punti più importanti, il resto rimarrà ovviamente solo un gradevolissimo ricordo per me e i presenti.

Non vi farò qui una trattazione completa sulla luce e sui suoi particolari comportamenti, la quale richiederebbe competenze ben superiori alle limitatissime mie. Vi parlerò quindi solamente di colori, sperando di passarvi un’idea scientificamente corretta ma di facile assimilazione. Ho comunque la consapevolezza che per un non vedente dalla nascita, mai nessun discorso potrà far mai immaginare un colore così come noi li vediamo.

Anche parlare però semplicemente di colori in realtà è un discorso molto lungo, complesso e che richiederebbe conoscenze di fisica, chimica, matematica, biochimica, fisiologia, ottica, neurologia, psicologia ed altro ancora.

È opportuno iniziare spendendo giusto due parole sulla luce in sé, sul cos’è questa strana cosa, giusto una introduzione, per completezza di discorso.

Normalmente si parla di luce quando si indica quella porzione dello spettro elettromagnetico che può essere vista dall’occhio umano. Ops, già sono uscite fuori due parole un po’ scomode, passo passo cercherò di spiegare tutto, non preoccupatevi. Lo spettro elettromagnetico non è altro che la grande famiglia di tutte le diverse tipologie di radiazioni elettromagnetiche, quindi troviamo qui dentro le onde radio, le microonde sia del nostro forno ma anche quelle che permettono alle varie sonde a spasso nel nostro sistema solare di comunicare con noi a grande distanza, c’è anche l’infrarosso che generalmente ci permette di cambiare canale al televisore senza doverci alzare dal divano, c’è la luce visibile, l’ultravioletto che ci abbronza, i raggi X delle lastre e i raggi gamma che forse è meglio non incontrare. Cosa distingue però tutti questi componenti dello spettro elettromagnetico? Beh per adesso accontentiamoci di sapere che sono tutti parenti, che sono tutte radiazioni elettromagnetiche. Queste radiazioni elettromagnetiche non sono altro che un modo con cui si può propagare dell’energia. Sarebbe bene ora spiegare anche questa parola: energia. Questa non è altro che la capacità di poter indurre un cambiamento su un corpo. Allora è energia un libro che può cadere da una scrivania e schiacciare la formichina che accidentalmente si trova li sotto, ma è anche energia la benzina che noi bruciamo nei motori per far muovere le nostre macchine. Pensandoci bene tutto ciò che ci circonda è energia, ovvio di diverso tipo, ma pur sempre energia. E poiché la luce può ad esempio scaldarci, mettere in movimento elettroni od altro anche questa è considerata energia chiamata però, con un parolone, di tipo elettromagnetico. Questo semplicemente per differenziarla ad esempio dall’energia chimica della benzina, o dall’energia cinetica di una macchina in movimento. L’idea che per adesso è utile tenere a mente è che la luce visibile è sorella delle microonde, degli ultra violetti, dei raggi x semplicemente perché tutte queste radiazioni permettono il trasporto di energia di tipo elettromagnetico. L’occhio umano è cieco alla quasi totalità di queste radiazioni. Nessuno può vedere il segnale che esce dall’antenna dei nostri cellulari, anche se questo è praticamente la stessa cosa della luce.

Per capire però cosa differenzia la luce visibile dalle altre radiazioni è necessario fare un bel passo avanti che faremo scordandoci per un poco della luce.

Penso che la maggior parte di voi abbia avuto l’esperienza di trovarsi su una barca, ecco immaginatevi di trovarvi ora a bordo di quella barca. Per chi non è stato così fortunato è comunque facile capire cosa si prova in mezzo al mare: se ci sono delle onde, e la barca è piccola, ci si sente spostare su e giù. Alle persone più sensibili questo movimento può facilmente far sentire male, causando nausea e malessere generale chiamato cinetosi.

Comunque immaginate di stare con la vostra barchetta, con motori spenti, in mezzo al mare in una giornata in cui ci sono delle belle onde. Ecco che come già detto, vi sentirete spostare su e giù. Ora prendete in mano un orologio, o meglio ancora un timer, e regolatelo in modo che questo suoni dopo un minuto. Fatto? Ok fate partire l’orologio e nel frattempo iniziate a contare quante volte avete fatto su e giù nella vostra barca per colpa delle onde. Ogni volta che avete fatto su e giù vuol dire che è passata un’onda completa, quindi quando contate i vostri movimenti completi, state in realtà contando quante onde passano sotto di voi. Ora l’orologio suona, è passato un minuto! Quante onde avete contato? 20? 30? 40? Ecco, il numero che avete è la frequenza delle onde! Questo è un primo concetto da ricordare: la frequenza. In realtà per essere un pochino più corretti, in fisica normalmente non si contano le onde che passano ogni minuto, ma si fa il conteggio delle onde ogni secondo. Ma poiché manualmente è difficile contare le onde al secondo, noi impostiamo il timer ad un minuto, una volta effettuato il conteggio dividiamo il numero ottenuto per 60, che sono i secondi presenti in un minuto, ed otteniamo la frequenza così com’è definita in fisica.

In modo simile immaginate che sia possibile misurare anche la lunghezza di un’onda, cioè lo spazio che c’è ad esempio tra due creste consecutive di un’onda, o quello tra due ventri di un’onda. Il ventre è la parte “bassa” di un’onda, cioè quando noi ci sentiamo andar giù, mentre è detta cresta la parte più alta, quella che ci solleva con tutta la nostra barca. Ovviamente le onde non sono ferme ad aspettare che noi con un metro ne possiamo misurare la lunghezza, esisteranno quindi altri metodi, ad esempio scattando una foto. L’importante comunque è capire cos’è la lunghezza d’onda e che questa è in qualche modo misurabile.

Infine sempre sulla nostra barchetta ci può venir la curiosità di misurare quanto vanno veloci le onde sotto di noi. Questo lo si può misurare facilmente, ad esempio cronometrando il tempo che un’onda impiega per passare due punti (ad esempio due scogli) a distanza nota. Dividendo lo spazio tra questi punti e il tempo misurato si ottiene la velocità dell’onda.

Abbiamo ora compreso il significato di frequenza, lunghezza d’onda e di velocità di propagazione. Siamo pronti per fare un bel passo avanti, lasceremo ora le onde del mare, per passare ad onde di diverso tipo… ma non dimentichiamoci comunque della nostra barca che ci tornerà nuovamente utile.

Ora iniziamo a parlare di onde sonore. Il suono si propaga tramite delle onde che nessuno vede, delle onde di cui nessuno può, senza particolari strumenti, cercare di contare frequenza e misurare lunghezza e velocità. Queste sono delle onde di pressione che si possono propagare più o meno facilmente in diversi mezzi e materiali, ad esempio aria, acqua, metalli ed altro. Queste onde però oscillano così rapidamente che senza l’utilizzo di strumenti esterni noi non possiamo renderci conto di che frequenza queste siano. I suoni che noi udiamo hanno infatti frequenze comprese tra i 20 Hz e i 20000 Hz. Hz si legge Ertz ed è l’unità di misura della frequenza. Dire 20 Hz vuol dire che queste onde fanno 20 oscillazioni al secondo. Cioè se ci fosse una barca che potesse galleggiare sulle onde del suono noi li sopra conteremmo 20 onde ogni secondo, o meglio 1200 onde ogni minuto. 20000 Hz invece vuol dire contare 20000 onde ogni secondo. Capite che è difficile contare tante oscillazioni così rapide. In realtà noi tutti abbiamo uno strumento meraviglioso che permette di distinguere queste diverse frequenze. Sto parlando del nostro orecchio! Grazie a lui noi associamo ad ogni frequenza sonora uno stimolo e sensazione uditiva diversa. Ecco che senza rendercene conto quando arriva al nostro orecchio una frequenza bassa noi sentiamo un suono grave, mentre quando veniamo investiti da un’onda sonora a frequenza elevata noi sentiamo un suono più acuto. Il nostro orecchio però non può percepire suoni di qualunque frequenza, noi veniamo continuamente investiti da onde sonore che hanno frequenza maggiore di 20000 Hz ma non ce ne rendiamo assolutamente conto! Siamo tutti sordi a queste frequenze dette degli ultrasuoni. Ma poiché non tutti gli orecchi sono uguali, ecco che molti animali come i cani o i pipistrelli riescono a sentire anche queste frequenze. Per la luce il discorso è lo stesso, ma abbiate pazienza che ci arriviamo con calma.

Prima di andare avanti vi faccio un’altra domanda: siete mai andati ad un concerto? O comunque avete mai ascoltato più strumenti suonare dal vivo? Ecco, sicuramente in quell’occasione, anche se magari vi trovavate lontani dai musicisti, siete riusciti ad ascoltare le note emesse da ogni singolo strumento tutte insieme con i giusti tempi. Mi spiego meglio, note che venivano suonate insieme magari da un violino e da un contrabbasso arrivavano al vostro orecchio tutte insieme, questo vuol dire che le note, cioè i suoni emessi da qualsiasi strumento percorrono nello stesso tempo la distanza che separa noi dal palco e cioè che i diversi suoni vanno tutti alla stessa velocità! Questo è un regalo bellissimo che ci fa la natura, se così non fosse non avremmo mai potuto ascoltar musica: ogni suono sarebbe arrivato al nostro orecchio con un ritardo diverso.

Con la consapevolezza ora che onde dello stesso tipo ma a frequenze diverse possono viaggiare tutte alla stessa velocità, ecco che vi dico che anche la luce si comporta in questo modo. Anzi, qualunque frequenza dell’intero spettro elettromagnetico, nel vuoto va alla velocità di 300 mila chilometri al secondo. Se invece di trovarsi nel vuoto fossimo immersi in aria, in acqua od altri mezzi il discorso è un po’ differente e non lo approfondiremo in questa pillola. Comunque, è bene soffermarsi sulla velocità identica per frequenze diverse. Per fare questo è necessario risaltare a bordo della nostra barchetta e ritornare in mezzo al mare. Ora vi farò una domanda, cercate di immaginare la situazione per comprendere il concetto. Stiamo in un mare particolare dove esistono insieme onde diverse ma che vanno comunque tutte alla stessa velocità. Guardando avanti alla nostra barca, cioè verso prua, vediamo che stanno arrivando queste onde, ma le onde a destra hanno una frequenza maggiore delle onde di sinistra. Cioè mi spiego meglio, se mi metto nella parte destra della barca, esposta quindi alle onde a frequenza alta, mi sentirò fare su e giù tante volte al minuto. Se mi metto sul lato sinistro della barca, in balia delle onde a frequenza bassa, mi sentirò oscillare poche volte al minuto. Il problema però è che sia le onde di destra che le onde di sinistra vanno alla stessa velocità. Ecco la domanda: se sia le onde a frequenza superiore che quelle a frequenza bassa vanno alla stessa velocità, che cosa è che deve pure differenziare queste onde? Ecco abbiamo precedentemente detto che le onde le descrivo tramite frequenza, lunghezza d’onda e velocità. Quindi in queste onde differenti in frequenza ma uguali in velocità come cambia la lunghezza d’onda? Soffermatevi a pensare finchè non credete di avere la soluzione. Trovata una risposta? Ora la vediamo insieme. Se le onde di destra hanno una frequenza superiore di quelle di sinistra, ma uguale velocità, questo vuol dire necessariamente che le onde di destra sono molto più corte delle onde di sinistra! Se conto quante onde mi arrivano in un minuto, ed ho delle onde molto corte, anche se queste vanno piano io verrò investito da un bel numero di queste onde, perché, essendo corte, arrivano una dietro l’altra. Se le onde invece sono lunghe allora, nello stesso periodo di prima in cui venivo investito da tante onde corte, conterò solo poche onde. Ecco allora un concetto importante che ci servirà molto: onde ad alta frequenza hanno lunghezza d’onda corta ed onde a frequenza bassa hanno lunghezza d’onda elevata.

Ora abbiamo tutte le conoscenze necessarie per iniziare a parlare di colori, quindi facciamolo! Lo spettro elettromagnetico si divide in varie radiazioni, chiamate con nomi diversi infrarosso, microonde, raggi x ecc. queste sono tutte onde elettromagnetiche uguali ma differenti in frequenza. E proprio le differenze frequenze causano comportamenti differenti per tutte queste radiazioni. La luce visibile è solo un intervallo di tutte queste frequenze, è il solo intervallo che può vedere l’occhio umano. Le onde elettromagnetiche che noi possiamo vedere oscillano tra 790 e 435 mila miliardi di volte al secondo, ed hanno nel vuoto una lunghezza d’onda compresa tra i 400 e i 700 milionesimi di millimetro. Come per i suoni è impensabile poter contare queste oscillazioni così rapide, ma l’occhio umano, con il cervello, associa ad ognuna di queste frequenze una sensazione differente. Queste sensazioni noi le chiamiamo colori! Ma a quale frequenza corrisponde quale colore? Ecco, come per i suoni frequenze basse corrispondono a suoni gravi, per la luce le frequenze più basse vengono viste di color rosso. Quindi ecco che un (SUONO) del genere, potrebbe corrispondere al rosso. Mentre frequenze alte, come questo (SUONO), è paragonabile al nostro blu. Ma tra (QUESTO) suono, cioè il rosso, e il blu (SUONO), esistono tante altre frequenze. Simile al rosso abbiamo l’arancione o il giallo (SUONO), a frequenze poco superiori il verde (SUONO), e frequenze ancor più elevate il blu e il violetto (SUONO). Il nostro Sole però non ci manda un colore alla volta ma tutti insieme. Ecco che quindi se si fissasse il Sole, ma fa male guardarlo direttamente, noi vedremmo tutte queste frequenze insieme, come il (SUONO) che sentiamo adesso è composto da tutti i suoni che vi ho fatto sentire prima. Se uno facesse attenzione riuscirebbe forse a distinguere le varie componenti di questo suono perché comunque hanno frequenze parecchio distanti tra loro. Per noi vedere però tutte le frequenze luminose contemporaneamente corrisponde ad una ben precisa sensazione chiamata bianco. Il bianco è la somma di tutti i colori come questo (SUONO) è la somma dei suoni precedenti. L’assenza di tutti i colori, quindi la mancanza di luce la chiamiamo nero. Il silenzio potremmo dire che è nero. Combinando più colori insieme posso avere colori differenti, ad esempio due suoni bassi tipo (QUESTI) li potrei associare ad un arancione e (SUONI) così ad un verdolino. In realtà ad ogni frequenza corrisponde un colore diverso, ma un singolo colore può venire visto da me formato da frequenze differenti.  Appunto l’arancione, esiste per questo una determinata frequenza elettromagnetica che mi fa vedere questo colore, ma anche combinazioni di frequenze differenti possono in me far sentire la stessa sensazione che io chiamo arancione.

Ora abbiamo capito cosa sono i colori, ma perché vedo gli oggetti di colori diversi? Può essere utile pensare alla luce non solo come se questa fosse composta da onde elettromagnetiche, ma anche come se la luce fosse composta da piccolissime particelle, diciamo palline, chiamate fotoni. In effetti la fisica quantistica riesce ad analizzare tanti fenomeni che non si comprendevano prima, semplicemente studiando la luce come formata da tanti corpuscoli, appunto i fotoni, ognuno di un colore diverso. Il problema è che finchè non entrano nel mio occhio un po’ di queste palline io non vedo alcunchè, anche se magari queste palline stanno passando proprio davanti a me! Immaginate due persone che si tirano a vicenda un pallone, se questo pallone fosse un fotone, io non potrei vedere cosa si stanno tirando queste due persone, ma se poi mi mettessi tra di loro, ecco che quel pallone mi colpirebbe, sentirei la botta, e direi: ecco la luce! Il Sole allora spara questi fotoni da tutte le parti, qualcuno entra direttamente nel mio occhio e mi permette di vedere la sagoma del disco solare, altri invece cadono sugli oggetti che mi circondano. Questi, a seconda del materiale di cui sono composti, hanno particolari affinità solo con alcuni di questi colori, e allora di tutte queste palline, rosse, verdi, blu, parte verranno assorbite dal materiale, altre riemesse o riflesse. Ora se prendo ad esempio un maglione e lo metto alla luce del Sole, su di esso arriveranno i fotoni di tutti i colori. Ma questo maglione li assorbe tutti tranne quelli che portano il rosso. I fotoni rossi quindi rimbalzeranno in ogni direzione sul maglione e parte di questi finirà nei miei occhi. Di che colore è quindi questo maglione? Ovviamente rosso! Se ho una maglia che invece assorbe tutti i colori tranne il verde, allora io vedrò la maglia verde. I pantaloni neri invece assorbono proprio tutti i colori senza lasciarne scappare alcuno, e allora ai miei occhi non arriva nulla e io li vedo neri, mentre una camicia bianca riflette tutti i colori. Cosa succede ai fotoni assorbiti? Beh questi trasportano comunque energia che quindi viene ceduta al corpo che li assorbe, generalmente sotto forma di calore. Ecco perché un vestito nero d’estate è caldissimo, perché questo assorbe i fotoni di ogni colore che cedono energia e quindi calore.

Ora ci avviamo alla parte conclusiva di questo discorso legando le nozioni qui presentate all’astronomia. Per cercare di capire ad esempio perché il cielo è azzurro o il Sole al tramonto è rosso.

In effetti il sole spara fotoni da tutte le direzioni, ma io se mi trovassi nello spazio, ad esempio sulla stazione spaziale internazionale, non vedrei attorno al Sole luce ovunque. Attorno al Sole vedrei il cielo nero, perché quei fotoni che stanno passando li, non sono diretti su di me cioè dentro i miei occhi, e quindi non li vedrei. Vedo solo quelli che dal Sole vengono dritti dritti nelle mie pupille, e quindi ecco che vedrei la sagoma del Sole. Sulla Terra il discorso è differente perché c’è l’atmosfera. L’atmosfera è composta da molecole di differenti gas, azoto, ossigeno, anidride carbonica, ma anche da polveri, pollini e pulviscolo vario. Ecco che quindi i fotoni che partono dal Sole, solo pochi riescono ad arrivare dritti per dritti nei miei occhi e mi permettono di vedere la forma del sole. Altri verranno deviati dai componenti dell’atmosfera e dopo aver rimbalzato più volte in varie direzioni questi possono comunque arrivare nel mio occhio anche da direzioni diverse da quella che unisce il sole a me. Per questo motivo stando sulla Terra, quando c’è il Sole, il cielo è luminoso e colorato di azzurro e non nero come per gli astronauti sulla ISS. Ma perché è proprio azzurro? Per capirlo usciamo un po’ fuori dal discorso colori con esempi che potrebbero sembrar fuori luogo.

Se una persona cammina su ghiaia, sassolini, sabbia sente che c’è qualcosa di strano sotto i piedi ma va avanti tranquillo per la sua strada. Se però questa persona incontra davanti a sé un sasso che gli arriva ad esempio all’altezza della vita ecco che se la persona non lo vede ci andrà a sbattere e cadrà a terra da qualche parte, magari supererà il masso comunque, oppure rimbalzerà di lato. Infine se una persona incontra davanti a sé un muro… beh non c’è speranza che quella persona riesca ad oltrepassare anche questo ostacolo. Cosa abbiamo notato? Che ostacoli piccoli non ci disturbano, ostacoli simili alle dimensioni di una persona fanno cascare da qualche parte, mentre i muri grandi ci bloccano completamente. Uguale succede per la luce! Se la luce incontra ostacoli piccoli lei va dritta per dritta indisturbata. Ma piccoli quanto? Beh molto più piccoli rispetto alla lunghezza d’onda del colore incidente… quindi molto molto piccoli. Quando invece la luce incontra ostacoli con dimensioni paragonabili alla sua lunghezza d’onda ecco che anch’essa “inciampa” e viene diffusa in tutte le direzioni. Infine un oggetto grande, rispetto alla lunghezza d’onda della luce, la ferma completamente e dietro questo oggetto si formerà quindi un’ombra. Con queste nozioni possiamo capire perché il cielo è blu e non rosso. In effetti i componenti della nostra atmosfera hanno dimensioni simili alle lunghezze d’onda del blu, quindi questo colore quando arriva sulla Terra e deve attraversare questo guanto di gas che ci avvolge, ecco che viene diffuso da tutte le parti e il cielo acquista questa colorazione. Ma il rosso? Beh il rosso ha una lunghezza d’onda più grande del blu, per lui le molecole della nostra atmosfera sono abbastanza piccole e quindi lui può passare dritto quasi indisturbato. È per questo motivo, ad esempio, che il Sole è rosso al tramonto. Quando la nostra stella è così bassa infatti, prima che un suo raggio arrivi ad illuminarci deve attraversare un grandissimo spessore di atmosfera perché lo penetra in modo molto obliquo. Così facendo quel raggio che fa questo lungo tragitto in atmosfera, inizierà a perdere tutti i colori perché quelli a lunghezza d’onda minore si perderanno per strada incontrando vari ostacoli, solo il rosso potrà transitare dritto per dritto ed arrivare ai nostri occhi, mostrandoci un Sole quindi completamente rosso.

Come ultimissimo argomento, trasportato dalle domande dei partecipanti, si è parlato anche di espansione dell’universo e di effetto Doppler. Darò qui solo una sintetica spiegazione di questi effetti legati alla luce poiché questo scritto si è già allungato più del previsto. Torniamo in mare con la nostra barca! È arrivato il momento di accendere i motori, cosa succederà? Beh se il mare è comunque mosso, io posso pensare di andare nella stessa direzione verso la quale si stanno dirigendo le onde. Potrei pensare di voler inseguire le onde. Bene se accendo i motori ed inizio a correre appresso alle onde, noterò che sotto la mia barca passeranno meno onde del dovuto. Ora chiarisco. Se da fermo mi metto a contare la frequenza delle onde potrei contarne ad esempio 30 al minuto. Se però accendo il motore e cammino inseguendo quelle stesse onde e vado proprio alle velocità delle onde allora stando sulla mia barca non sentirei più l’effetto del sali e scendi perché, andando proprio alla stessa velocità potrei immaginare di stare a cavalcare proprio una cresta dell’onda. Se decelero un po’ allora sentirei arrivare qualche onda, ma comunque molte di meno rispetto a quelle che contavamo stando fermi. Insomma se vado nello stesso verso di propagazione delle onde ho l’effetto di una diminuzione della frequenza. Se prima ne contavo 30 al minuto ora ne potrei contare ad esempio 10. Se invece ci spostassimo andando incontro alle onde beh la frequenza sembrerebbe aumentare; di onde al minuto ne conterei ad esempio 50. Fermatevi ad immaginare le singole situazioni e piano piano il concetto si chiarisce.

La stessa cosa succede anche per le onde acustiche. Abbiamo tutti ben presente il suono di un’autoambulanza che si avvicina a gran velocità, poi ci passa accanto e successivamente inizia ad allontanarsi. È sempre uguale il suono in questo tempo? No! Quando l’ambulanza si avvicina il suono si fa più acuto (COSì) per poi diventare più grave quando si allontana (SUONO). Quindi quando c’è un avvicinamento reciproco (poco importa chi è che si sta realmente spostando) la frequenza aumenta, suono più acuto. È come infatti se noi andassimo incontro alle onde acustiche. Quando c’è un allontanamento reciproco invece la frequenza sembra diminuire.

Per analogia la stessa cosa si verifica anche con la luce. Noi vediamo che ci sono galassie che si stanno avvicinando, quindi la frequenza della luce che emettono sembra aumentare ed ecco che le vediamo più blu. Ricordate blu uguale frequenza alta. Mentre altre galassie si allontanano, quindi c’è un abbassamento della frequenza da noi misurata e queste galassie le vediamo più rossicce (rosso uguale luce a bassa frequenza). Si è notato però che la maggior parte delle galassie, soprattutto le più lontane si stanno tutte allontanando da noi, sono tutte rosse insomma. In inglese questo effetto lo chiamano redshift, cioè spostamento verso il rosso. Allora cosa succede, perché tutte le galassie si allontanano da noi, cosa abbiamo fatto loro di male? La risposta è tanto semplice, quando affascinante ma forse anche tremendamente complessa da digerire. Ve la dico a conclusione di tutto, per lasciarvi con quella bellissima sensazione che è il dubbio. Non è vero che tutte le galassie scappano da noi, o forse si. In realtà tutte le galassie si allontanano da tutte le galassie! Tutte le galassie si allontanano contemporaneamente da tutte le altre galassie!!! Noi non siamo meglio di nessuno, non siamo al centro e tutti si allontanano da noi. Ma l’universo si sta espandendo (dove? Non si può rispondere adesso) e quindi le galassie che lo costituiscono, poiché in numero sono sempre le stesse si stanno via via allontanando l’una dall’altra. È come un panettone in levitazione con uvetta e canditi all’interno. Quando inizia la levitazione l’uvetta è tutta concentrata in un piccolo panetto, poi a levitazione ultimata ogni acino di uva è molto distante da tutti gli altri acini. Ecco immaginiamo di stare su uno qualsiasi di quegli acini: vedremo tutte le altre uvette allontanarsi da noi durante la levitazione. L’universo sta lievitando, anche molto velocemente, piano piano le galassie che ci circondano saranno sempre più tremendamente lontane, piano piano saremo sempre più soli e lontani da tutto il resto. Il futuro dell’universo è la solitudine, il freddo… o forse no.

 

Un caro abbraccio,

Andrea Alimenti

Associazione Pontina di Astronomia