Questa cometa è stata scoperta il 21 luglio 1812 da Jean Louis Pons a Marsiglia e poco dopo indipendentemente sia da Vincent Wisniewski che da Alexis Bouvard. Tra agosto e settembre di quell’anno raggiunse la quarta magnitudine. Venne poi riscoperta nella successiva apparizione da William R. Brooks il 2 settembre 1883. Sono quindi stati accreditati i nomi dei primi scopritori in queste due apparizioni.
Tuttavia studi recenti hanno trovato una corrispondenza tra le osservazioni storiche delle comete C/1385 U1 e C/1457 A1 e la 12P/Pons-Brooks e forse anche con una cometa apparsa nell’anno 245, non si tratta quindi di un oggetto nuovo mai visto prima ma di una visitatrice che ritorna a trovarci da lungo tempo.
E’ una cometa interessante perché durante le apparizioni del 1884 e 1954 sono stati osservati diversi improvvisi aumenti di luminosità (outbursts), cosa che si è ripresentata anche quest’anno. Eventi di questo tipo non sono rari sulle comete, ma alcune appaiono riproporli più frequentemente di altre. L’oggetto più celebre in questa categoria è la straordinaria cometa 29P/Schwassmann-Wachmann, un Centauro dal comportamento cometario e che mostra ogni anno numerosi outburst di varia ampiezza ed è oggetto di una sorveglianza continua essendo in un’orbita quasi circolare ed osservabile ogni anno.
Ma ritorniamo alla nostra cometa 12P perché la sera del 20 luglio di quest’anno la notizia di un outburst rilevato da Elek Tamás, Harsona Observatory, Nyiregyhaza – Hungary, è subito rimbalzata sul web guadagnando rapidamente la scena. Il repentino aumento di luminosità di ben cinque magnitudini, è stato subito seguito con attenzione da moltissimi astrofili il Italia e all’estero.

La cometa 12 P ripresa in remoto la mattina del 21 luglio 2023 da Ernesto Guido, Marco Rocchetto, Adriano Valvasori (Telescope Live) poco dopo l’inizio dell’outburst. L’aspetto a inizio evento appare ancora molto condensato e quasi stellare.
L’aspetto particolare mostrato dalla cometa man mano che la nube di polveri andava espandendosi ha dato il via a vari soprannomi fantasiosi dati alla cometa, per lo più ispirati alle astronavi di Star Treck. Questa particolare morfologia si è poi sostanzialmente conservata nel tempo durante l’espansione, una sorta di impronta fossile di come è avvenuta l’emissione delle polveri.

La ripresa del 7 agosto di Adriano Valvasori ed Ernesto Guido mostra la nube di polveri sempre più allargata ed evanescente.

La curva di luce mostra il balzo di cinque magnitudini e si riferisce a magnitudini con filtro R. Le osservazioni sono di: Andrea Aletti (Osservatoio G.V. Schiaparelli), Paolo Bacci e Martina Maestripieri (Osservatorio Pian dei Termini), Fedrico Bellini (Osservatorio di Rogonella), Mauro Facchini (osservatorio di Cavezzo, del Celado con Marina Campestrin, e osservatorio di Pian dei Termini), Erik Bryssink (Brixiis Observatory), Mario Feraco (Osservatorio BiAnto L85), Francois Kugel e Joel Nicolas (Observatoire Chante-Perdrix), Rolando Ligustri (Osservatorio New Mexico-Sierra Nevada), Luciano Tinelli (Osservatorio E.Castiglioni), Diego Tirelli (Osservatorio privato – Sossano), Adriano Valvasori ed Ernesto Guido (Osservatorio Almo, Telescope Live con Marco Rocchetto).
La cometa è tutt’ora sotto osservazione dagli osservatori della Sezione Comete e del Progetto CARA. Le previsioni indicano che al perielio, che cadrà il 21 aprile 2024 ad una distanza dal Sole di 0,78 unità astronomiche, raggiungerà una magnitudine totale intorno a 4-5. Sarebbe teoricamente un bell’oggetto facile da osservare. Purtroppo però l’elongazione solare al perielio sarà di soli 22 gradi, una posizione molto difficile per osservarla. E’ un vero peccato. La seguiremo comunque fin quando sarà possibile nel suo avvicinamento al Sole.
A cura di Giannantonio Milani, Responsabile della Sezione di Ricerca “Comete” dell’UAI