Partito il James Webb Space Telescope

30 Dicembre 2021 / Commenti disabilitati su Partito il James Webb Space Telescope

Scienza&Spazio

Dopo un’attesa che sembrava interminabile, finalmente il James Webb Space Telescope (JWST) è in orbita. Partito da Kourou, in Guiana Francese, il giorno di Natale alle ore 13.20 italiane, il successore dello storico Hubble Space Telescope (HST) è stato lanciato con un razzo Ariane 5, e ha iniziato il suo viaggio verso il punto lagrangiano L2, alla distanza di 1.5 milioni di km dalla Terra. Una grande differenza rispetto ai soli 400 km di altezza dell’HST, ma non è l’unica: il JWST opererà infatti nell’infrarosso, a lunghezze d’onda comprese tra 0.6 e 28.5 micron, mentre l’HST opera tra il vicino UV ed il vicino IR (0.1 – 1.8 micron).

Il James Webb ha a bordo 4 strumenti scientifici: una camera nel vicino-IR (NIRCAM, 0.6 – 5 micron con oltre 20 filtri) dell’Università dell’Arizona; uno spettroscopio nel vicino-IR (NIRSpec, 1 – 5 micron, capace di fare spettri di 100 target per volta) dell’ESA; un’altra camera e spettroscopio per il vicino-IR (NIRISS, 0.7 – 4.8 micron) dell’Agenzia Spaziale Canadese e una camera e spettroscopio per il medio-IR (MIRI, 5 – 28.5 micron) del JPL/ESA. Il JWST sarà inoltre fornito di un grande schermo solare (20 x 14 metri) per tenere gli strumenti a una temperatura non superiore ai 50°K (-223°C) e potrà osservare una zona di cielo tra 85° e 135° di elongazione solare.

Le principali aree di interesse del telescopio sono la nascita delle stelle, i sistemi planetari extra-solari, gli ammassi di galassie e la prima luce dopo la cosiddetta “epoca della reionizzazione”: si tratta del momento (circa 400 milioni di anni dopo il Big Bang) nel quale l’enorme massa di idrogeno neutro che permeava l’universo svanisce, permettendo quindi alla luce di filtrare.

Il JWST potrà anche fotografare oggetti del Sistema Solare, ma solo quelli dotati di un moto inferiore a 1.8”/minuto.

Lo specchio principale è composto da 18 segmenti esagonali fatti di berillio e rivestiti d’oro, per aumentare la riflettività nell’infrarosso; i segmenti si apriranno nello spazio come petali fino a raggiungere il diametro di 6,6 metri, e saranno accoppiati ad altri due specchi, secondario e terziario. Alla fine la focale risultante sarà di ben 131 metri (f/20) e dopo un’intensa fase di test (almeno 4-5 mesi) sarà pronto per fornirci le prime immagini scientifiche.

Luca Buzzi