Musica dal sole con le onde magnetoacustiche

21 Dicembre 2019 / Commenti disabilitati su Musica dal sole con le onde magnetoacustiche

Scienza&Spazio

Sulla rivista “Nature Astronomy” sono stati pubblicati i risultati di una ricerca che ha permesso di far luce sul fenomeno conosciuto da 60 anni sul trasferimento di una grande quantità di energia dalla superficie del Sole fino agli strati più esterni della corona.

Undici centri di ricerca di cinque Paesi hanno lavorato a questo studio coordinato da David Jess (Queen University, Belfast UK), in cui ha collaborato attivamente anche Marco Stangalini dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e associato all’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Roma.

Come la gigantesca cassa armonica di uno strumento musicale, l’atmosfera solare intrappola e amplifica le onde magnetoacustiche, che si propagano al suo interno. “I risultati hanno mostrato, per la prima volta, come l’atmosfera solare si comporti come una cavità risonante per queste onde, intrappolandole all’interno di essa e determinando un notevole aumento della loro ampiezza – spiega Stangalini – Nel nostro lavoro abbiamo mostrato come lo spessore della cavità risonante prodotta dalla variazione di temperatura nei differenti strati dell’atmosfera solare, determini le frequenze tipiche di queste onde, con un effetto del tutto simile a quello che succede nella cassa armonica di uno strumento come la chitarra”.

Struttura magnetica osservata a due quote nell’atmosfera solare, in fotosfera e cromosfera, acquisite rispettivamente dagli strumenti Rosa e Ibis al telescopio Dst (New Mexico, Usa).

Notevoli i risvolti applicativi della scoperta. “Lo studio – aggiunge Stangalini – non solo getta luce su un problema ancora irrisolto e di interesse sia per l’astrofisica sia per la fisica dei plasmi in generale, ma getta anche le basi per poter sfruttare questo effetto e, partendo dall’analisi delle frequenze acustiche nell’atmosfera solare, effettuare una vera e propria mappatura tridimensionale delle sua struttura”.

Questo genere di applicazioni – conclude l’esperto – potrà trovare spazio grazie all’avvento di nuovi strumenti per l’osservazione del Sole sempre più sofisticati come i telescopi della classe dei 4 metri, come Dkist ed Est, ma anche con la missione Solar Orbiter dell’Esa, prossima al lancio, che acquisterà immagini dell’atmosfera del Sole da una distanza ravvicinata.

Luciano Piovan, Sezione Nazionale di Ricerca Sole UAI

 

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