I lanci di Space X per la costruzione in orbita bassa (LEO) della costellazione satellitare Starlink sono ormai routinari e hanno raggiunto a maggio 2021 il numero di 1635 satelliti operativi (in un’orbita di 550 km di altezza con una inclinazione orbitale di 53°), altri 1500 si aggiungeranno entro la fine dell’anno/inizio 2022. Il progetto finale, come viene proposto in data odierna, che si dispiegherà nei prossimi anni potrebbe portare ad un numero di satelliti della constellation pari a 12.000. Alla costellazione di Space X, presto andranno ad aggiungersi le altre costellazioni satellitari, quali Kuiper di Amazon (3 250 satelliti), e OneWeb (650 satelliti). Più di 15.000 satelliti che porteranno velocemente al raddoppio di quei 20.000 oggetti orbitanti, più o meno grandi, già da anni presenti sul nostro cielo. Altre migliaia di satelliti sono in previsione per i prossimi anni, per portare ad un totale di 30.000 satelliti per la sola Starlink (numero necessario per una copertura globale, end point della missione) in altri piani orbitali (inclinazioni orbitali di 70° e di 97.6°). Satelliti, quelli di starlink, che utilizzano le bande elettromagnetiche di trasmissione, Ku (2,5-1,67 cm di lunghezza d’onda) e Ka (1 cm- 7,5 mm) a cui si aggiungerà la banda E (5-3,333 mm)
La UAI aderisce alla sensibilizzazione del problema più in generale e si unisce alle altre associazioni ed enti, in Italia come la SAIt e l’INAF, e la IAU (International Astronomical Union) a livello internazionale per esprimere preoccupazione per il problema che andrà ad acutizzarsi, e di cui già oggi vediamo gli effetti, per quanto riguarda in particolare l’astronomia fotografica, la ricerca in campo astrofisico e radioastronomico, quest’ultima minacciata prevalentemente dalle radio interferenze causate dalle telecomunicazioni satellitari.
IAU il 10 giugno ha iniziato un processo per la costruzione di un Centro che abbia il compito, tra gli altri, di interfacciarsi con le Agenzie Spaziali degli stati coinvolti al fine di trovare possibili soluzioni di mitigazione (https://iau.org/news/announcements/detail/ann21039/ ), quali la creazione di aree radio-quiete, come già nel passato è avvenuto con relativo successo per la salvaguardia delle bande radio di interesse astrofisico.
UAI segue dall’inizio, 2019, il problema (https://www.uai.it/sito/news/uai-inquinamento-luminoso/al-via-uai-satmonitor-il-programma-per-la-misura-e-la-valutazione-degli-effetti-dei-satelliti-commerciali-sulle-attivita-astrofile/), e pubblica mensilmente una rubrica (https://divulgazione.uai.it/index.php/Come_osservare_i_satelliti_Starlink) sul come cercare le loro tracce, che poco dopo il lancio si materializzano in cospicui “trenini” che, da una parte preoccupano chi osserva il cielo, ma che, in realtà, sono di durata effimera, andando poi a distendersi entro alcuni giorni nelle loro orbite a più alta quota. UAI, certamente, lavora per tenere alto l’interesse sul problema, sostenendo azioni che attivino regolamentazioni che possano stabilire dei limiti ecocompatibili delle attività spaziali, e contemporaneamente invita anche a ridimensionare quell’allarmismo molto spesso presente in Rete (con frasi del tipo “non potremo più osservare il cielo”, “inutile comprare un telescopio tanto ormai..”). Escludendo i momenti dei “trenini”, tutto sommato un interessante fenomeno (come il passaggio della ISS) la presenza del velocissimo passaggio dei satelliti in orbita, ben poche volte inficeranno le nostre osservazioni astronomiche, per diletto o per ricerca (con un campo medio di ½ grado, a costellazioni ultimate, ogni notte avremo mediamente una immagine su 300 rovinata da possibili strisciate, in genere concentrate all’alba e al tramonto). La UAI e gli astrofili delle nostre Sezioni di Ricerca continueranno a monitorare il fenomeno e a rendere noti i risultati.
Giorgio Bianciardi, Claudio Lopresti, Salvo Pluchino – UAI