nel Sistema Solare (che, ricordiamo, sono in ordine di distanza dal Sole: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno,
Urano e Nettuno.
L’International Astronomical Union (IAU), che riunisce tutti gli astronomi professionisti del mondo,
ha raggiunto infatti l’accordo su una proposta di definizione di pianeta che è differente da quella precedentemente
annunciata sul nostro sito, e che riepiloghiamo di seguito.
Un pianeta è un corpo celeste
che:
a – è in orbita intorno al Sole,
b – ha sufficiente massa per essere in condizione di equilibrio idrostatico
(sicché assume una forma tendenzialmente sferica)
c – è l’unico corpo celeste presente nelle immediate vicinanze
della sua orbita.
Pertanto il Sistema Solare ha otto pianeti che sono: Mercurio, Venere, Terra, Marte,
Giove, Saturno, Urano e Nettuno.
Un pianeta nano è un corpo celeste che
a – è in orbita intorno al Sole,
b – ha massa sufficiente per essere in equilibrio idrostatico,
per cui anche questa classe di oggetti assume forma tendenzialmente sferica, ma, a differenza del pianeta
c – non
è l’unico corpo celeste presente nelle immediate vicinanze della sua orbita e non è un satellite di un altro
pianeta.
Corpi celesti come Titano, Europa o la Luna, pertanto, non sono pianeti nani.
Plutone
è un pianeta nano, in base alla definizione data, ed è inoltre il prototipo di una nuova categoria di oggetti
transnettuniani.
Rientrano nella categoria di “pianeti nani” Plutone, Ceres, e 2003-UB313
(probabilmente si chiamerà Xena). La lista di candidati “pianeti nani” contempla già dodici corpi celesti
(un nome su tutti: Vesta, per cui la missione Dawn in ogni caso da oggi ha per destinazione due pianeti nani: Ceres
e Vesta, appunto).”
In realtà questa definizione è stata oggetto di polemiche e
di controversie e certamente non ha trovato l’unanimità degli scienziati. Ci limitiamo a tre esempi.
Alan Stern, Principal Investigator della missione New Horizons diretta verso Plutone, osserva che
la clausola per la quale è richiesto a un pianeta, per essere tale, di aver “pulito” la zona limitrofa alla sua
orbita è fuorviante. Né la Terra, né Marte, né Giove rientrano in questa situazione. Addirittura Giove
ha circa 50.000 asteroidi troiani che orbitano in sincrono con il pianeta gassoso, essendo situati ai punti lagrangiani.
Paul Weissman, del JPL, ha osservato (si veda al riguardo il “Nuncius Sidereus“, notiziario
ufficiale dell’assemblea IAU e le sue appendici) che è lodevole il tentativo di classificare razionalmente tutto
ciò che esiste, però occorre non cadere in ciò che lui chiama, se così possiamo dire, la sindrome del
collezionista di francobolli: ci sono oggetti che non rientrano in alcuna classificazione. Per lo scienziato della NASA
era il caso di lasciare le cose così come stanno, anche perché tutti coloro che vivono oggi sono cresciuti con
l’idea che il Sistema Solare contempli nove pianeti.
Il problema, fa osservare Keith Noll,
STScI (riportato sempre negli allegati al “Nuncius Sidereus“) che non c’è alcun dubbio sul fatto che
Giove, o la Terra, etc. siano pianeti. Il problema sorge per quegli oggetti di diametro compreso tra 500 e 5.000 km, specialmente
considerato che quanto più il diametro di tali oggetti si avvicina ai 5.000 km tanto più è possibile che
vi sia un’atmosfera. Inoltre, a detta dello scienziato il prossimo decennio vedrà la scoperta di oggetti transnettuniani
di dimensione assai superiore a Plutone.
Piero Giuseppe Goletto
la
precedente notizia con i commenti
Scrivete i vostri commenti a astronews@uai.it,
li pubblicheremo
Rimango alquanto perplesso dalla definizione di pianeta approvata in una delle risoluzioni
votate in occasione della 26^ Assemblea Generale della IAU a Praga.
A mio modo di vedere la stessa definizione letterale
di “pianeta nano” non può certo semplicemente basarsi sulla presenza o meno di altri corpi celesti presenti nelle immediate
vicinanze dell’orbita del pianeta. Sarebbe stato meglio usare la definizione di pianeti “pluton” utilizzando tutti quelli
che hanno caratteristiche analoghe al sistema Plutone – Caronte. Ma anche in questo caso l’elemento differenziale rispetto
agli altri pianeti avrebbe dovuto presentare, in sostituzione dell’elemento individuato, i seguenti due elementi di differenziazione:
“E’ pianeta “pluton” il pianeta:
– che non è un satellite intendendo per tale l’oggetto (o gli oggetti) che in un
sistema gravitazionale complesso in cui interagiscono più corpi celesti, in una medesima orbita planetaria attorno al
Sole, non ha (non hanno) il ruolo di corpo celeste con componente gravitazionale prevalente. (Plutone sarebbe un pianeta;
Caronte un satellite)
– la cui orbita ha un inclinazione superiore al 10% rispetto al piano dell’ellittica e/o un’eccentricità
superiore allo 0.25″.
In definitiva non sarebbero pianeti gli oggetti celesti che nel momento dell’iniziale formazione
del sistema solare non hanno avuto un ruolo comprimario alla protostella nel condensare la materia nelle varie zone di rispettiva
influenza gravitazionale e lungo il piano di condensazione che possiamo individuare approssimativamente nel piano dell’ellittica.
Claudio+VR: Penso che gli astronomi riuniti a Praga abbiano mangiato troppo prosciutto…!!! Plutone-Caronte è
l’unico sistema planetario binario, che possiede anche un paio di satelliti, presente nel Sistema Solare: è una vita
che si cerca il decimo pianeta ed ora ce ne ritroviamo solo otto: è una cosa illogica (Spock insegna). Non condivido
la decisione …
Per non parlare dell’aspetto politico nel senso che gli USA non saranno certo felici del declassaggio
dell’unico pianeta scoperto da loro (a parte Xena): oppure è la contropartita per il fatto che loro potranno osservare
lo schianto sulla Luna di Smart-1 (sonda completamente europea) e noi Europei no???
Giancarlo D’Errico (socio UAI):
Discutere su pseudo definizioni meramente nominalistiche è esercizio scientificamente inutile ma mediaticamente attraente.
Cattiva informazione, pessima informazione parlare del congresso di Praga come di una riunione di astronomi buontemponi che
non avendo altro da fare discutono se Pluto è un pianeta, un pianeta nano o un semplice corpo celeste.
Le risoluzioni
in discussione a Praga erano Resolution 1 for GA-XXVI : “Precession Theory and Definition of the Ecliptic”
Resolution
2 for GA-XXVI: “Supplement to the IAU 2000 Resolutions on reference systems”
Resolution 3 for GA-XXVI: “Re-definition
of Barycentric Dynamical Time, TDB”
Resolution 4 for GA-XXVI: “Endorsement of the Washington Charter for Communicating
Astronomy with the Public”
Resolution 5A: “Definition of ‘planet’ ”
Resolution 6A: “Definition of Pluto-class objects”
Le più interessanti erano le prime tre. Parliamone…….., ma per favore smettiamola di parlare di Plutone. Tra parentesi,
sottovoce, nella risoluzione n.2 si dice che il punto gamma (equinox) non è più il punto zero in ascensione retta
origine delle coordinate celesti, ma la nuova orgine è definita cinematicamente (Modello IAU 2000).
DI QUESTO NON
PARLA NESSUN ASTROFILO?
Risponde Piero Giuseppe Goletto della redazione di Astronews: Nei prossimi giorni, dopo aver
acquisito informazioni e predisposto dei disegni, sara’ data una risposta a questa osservazione…
Toni Scarmato:Innanzitutto
non capisco la differenza sostanziale tra pianeta e pianeta nano, o è un pianeta o non lo è. Se hanno fatto questa
scelta si vede che probabilmente gli elementi a disposizione per la definizione di pianeta sono al momento molto contraddittori.
D’altra parte dal punto di vista astronomico e quindi della dinamica del sistema solare non cambia niente. Questo mi sembra
il fatto più importante. Per questo non vedo opportuno il commento nella astronews dove si dice; Da oggi Plutone non
è più un pianeta con lo stesso rango e la stessa importanza degli altri pianeti nel Sistema Solare……
Tutto
ciò mi pare possa portare ad una maggiore confusione, visto che esiste la probabilità di trovare uno o più
oggetti al di là di Plutone che possano rispondere alle caratteristiche di pianeta così come sono state dettate
dalla IAU.
Cosa decideranno se tale eventualità si dovesse verificare? Avremo un sistema solare con pianeti nani
interposti tra pienati “veri”? Secondo me bisognava lasciare le cose come stavano e aggiornare il tutto solo dal punto di
vista della dinamica totale del sistema solare, cosa importante per la sua evoluzione.
Mario Girottini: Salve a tutti,
sinceramente non ho capito che cosa significi il punto c della definizione di pianeta: Un pianeta è un corpo celeste
che:
a – è in orbita intorno al Sole,
b – ha sufficiente massa per essere in condizione di equilibrio idrostatico
(sicché assume una forma tendenzialmente sferica)
c – è l’unico corpo celeste presente nelle immediate vicinanze
della sua orbita.
Inoltre non era piu` semplice declassare ad asteroide il neo pianeta nano Plutone, magari con un
numero d`ordine particolare che ne so (100000) Pluto. Quindi lasciare asteoroidi tutti i TNos nuovi finche` non veniva fuori
un candidato che rispondesse alle tre condizioni ( io non ancora capito cosa significhi il punto C) Saluti planetari! forse
e’ meglio usare le classificazioni planetarie di Star Trek …
Simona: Non sono d’accordo con la decisione di degradare
Plutone. E’ vero, è un pianeta nano, ma dopo decenni a cui siamo stati abituati a considerarlo un pianeta non vedo la
necessità di declassarlo proprio ora. In fondo è lì, solo soletto, e non dà fastidio a nessuno, perchè
non continuare a considerarlo tale? Per me è e rimarrà un pianeta, insieme a Caronte e con tanto di satelliti al
seguito.
Lucius F. Schlinger (L Fabi), socio UAI: come diversi amici dell’Unione dei quali ho letto i messaggi,
ritengo anch’io iperformalistico (direi quasi inutilmente schizzinoso) il declassamento di Plutone, un corpo di dimensioni
abbastanza notevoli, superato per massa (parametro fondamentale) oltre che da otto pianeti, solo da sette altri corpi del
Sistema: Luna, Io, Europa, Ganimede, Callisto, Titano, Tritone. L’orbita del Gruppo Plutone-Caronte & C è sì
tale che in certi momenti si avvicina al Sole più di Nettuno, ma è comunque nettamente distinta da quella di
quel gigante . Del resto il termine Planhtez (Planètes ) nacque in origine per indicare corpi
di cui era rilevabile il moto apparente, senza che se ne conoscessero le caratteristiche fisiche e tanto meno i
satelliti. Se poi se ne scoprono altri più lontani, grandicelli o piccolini, non ci mancheranno i nomi, tra
gli dei , i diavoli, le fate,le streghe e i maghi delle leggende di tutto il mondo.
E notevole mi pare appunto
il carattere suggestivo del nome Plutone con il suo nocchiero Caronte proprio a così grande distanza. Se
poi si parla di razionalizzare scrupolosamente tutto cosa c’è allora di meno razionale o meglio di
più irragionevole dei confini delle costellazioni? §
Ma ormai sono lì e da secoli ci teniamo
il guazzabuglio!
Concordo con Weissmann sulla sindrome del collezionista di francobolli. Saluti cordiali all’UAI.
Claudio: Perchè rivoluzionare il sistema solare? eliminare un pianeta dal nostro sistema solare è alquanto assurdo
solo perchè è più piccolo della Luna? visto che ci siamo eliminiamo le stelle nane visto che sono piccole?
che resterà della logica tra una persona nana da uno più alto eliminiamo pure i nani visto che ci siamo! sono solo
sciocchezze create in un momento di scompiglio tra scienziati che non sanno cosa decidere….sì certo, la Luna è
un satellite e resterà un satellite però orbita intorno alla Terra. Se sono stati scoperti nuovi pianeti anche se
pur piccoli ed hanno una propria orbita circolare lasciamoli come essi sono, anche se è vero che ne esistono tanti altri
questo non significa che sono troppi i pianeti; oppure classifichiamoli come categoria mini pianeti ma non diciamo che sono
meteore…..
Davide VI: Ciao a tutti. Andrò in controtendenza rispetto ai precedenti interventi, ma la decisione
presa giovedì scorso dall’IAU mi trova d’accordo. Il punto c, come elemento discriminante tra pianeta e pianeta nano,
mi pare molto azzeccato in quanto mette in luce la caratteristica che un pianeta completamente formato dovrebbe avere. Cioè
l’assenza di altri oggetti minori lungo la sua orbita, a testimonianza che tale oggetto ha raggiunto il massimo potenziale
di accrescimento.
Quindi la nuova classificazione introduce nella descrizione del sistema solare un elemento evolutivo,
dato che i pianeti nani possono essere considerati come una sorta di proto pianeti che ci mostrano come doveva essere il nostro
sistema durante la sua formazione. Ma soprattutto ci dicono che questa formazione non si è conclusa, creando un sistema
perfetto e completo, ma è avanzata in alcune parti mentre in altre è rimasta indietro. O a causa dell’influenza
gravitazionale dei pianeti vicini, come nel caso di Cerere e Vesta, o per l’eccessiva lontananza dei vari oggetti, come probabilmente
è successo per Plutone e 2003-UB313.
La decisione mi sembra ottima anche da un altro punto di vista. Essa infatti
deriva dalla capacità che il sapere scientifico ha di auto correggersi, e quindi di migliorarsi. In altre parole magari
sarebbe giusto per affetto personale, coerenza astrologica, amor patrio o interesse economico, mantenere Plutone nel rango
dei pianeti. Ma ciò non sarebbe corretto, alla luce delle nuove informazioni che ci derivano dalla scoperta degli oggetti
della fascia di Kuiper. Se si rispettassero solo i primi due criteri della nuova definizione, la lista dei pianeti comprenderebbe:
Cerere, 2003-UB313, i 12 candidati a diventare dei pianeti nani, oltre ai nove classicamente conosciuti.
Francamente tutti
questi pianeti mi sembrano tanti, e non faremmo una gran bella figura se descrivessimo il nostro sistema solare con 23 oggetti
principali ad un ipotetico alieno. Se invece mantenessimo tutto come raccontano i nostri libri delle scuole medie, non adottando
dei criteri di definizione, si dovrebbe lasciare senza qualifica i nuovi inquilini del nostro villaggio cosmico. E’ questa
una decisione che aumenta la nostra capacità di descrivere correttamente il sistema solare? Sono d’accordo anche con
quanti criticano i nuovi criteri. E’ vero, non sono perfetti. Io stesso, un po’ per gioco, penso che Nettuno allora non dovrebbe
essere considerato un pianeta, visto che ogni tanto passa nella sua orbita Plutone. Ma il punto è che sembrano funzionare
così, perché ci aiutano a descrivere e conoscere meglio il sistema solare, e dovrebbero essere adottati fino a che
non si riuscirà a perfezionarli, magari creandone di nuovi.
E’ così che vedo il sapere scientifico: “una conoscenza
che tende alla verità, ma non ha mai la pretesa di averla completamente ed esaurientemente raggiunta”. E proprio per
questo, paradossalmente, è la più vera.
Marco Di Falco: Sono pienamente d’accordo con quanto stabilito dalla
commissione. Dopo la scoperta di Xena ci si aspetta di scoprire un’infinità di corpi simili a Xena stesso con la stessa
dimensione.
Ora, a quel punto non avrebbe avuto più senso dire che Plutone era un pianeta e Xena e i suoi simili
no. Dato che non è oggettivamente significativo avere un sistema solare con 40 pianeti dei quali 31 uguali a Plutone,
secondo me la creazione di questa nuova classe di oggetti ‘pianeti nani’ è più che indovinata!
Inoltre sono
convinto di una cosa: se Plutone fosse stato scoperto insieme agli altri oggetti della fascia di Kuiper, nessuno si sarebbe
degnato di classificarlo come ‘pianeta’ in quanto, molto probabilmente, sarebbe stato classificato come ‘oggetto dominante
della fascia di Kuiper’ e nulla più.
Una parentesi astrologica che non centra nulla: mi han fatto sorridere gli astrologi
che alla notizia del declassamento di Plutone stanno rivoluzionando i loro sistemi di previsioni, semplicemente perchè
una commissione ha stabilito che quell’oggetto, che è lì da miliardi di anni, fino al 23 di agosto si chiamava ‘pianeta’,
e dal 24 di agosto si chiama ‘pianeta nano’…
Giancarlo Gotta: ‘Lasciamo girare i pianeti nelle proprie orbite’
Personalmente,
anche solo per ragioni storiche, avrei preferito lasciare nove pianeti al Sistema Solare. Non mi piace nemmeno la definzione
di “pianeta nano”, avrei preferito una definizione come “planetoide” che contenendo al proprio interno sia le radici di “pianeta”
che di “asteroide” avrebbe meglio chiarito la “via di mezzo” che taluni corpi celesti possono assumere, anche al grande pubblico.
In alternativa sarebbe stato molto più semplice dire “signori, il Sistema Solare finisce con Nettuno” perchè questo
corpo celeste è l’ultimo oggetto in ordine di distanza dalla nostra stella in grado di modificare significativamente
per effetto gravitazionale le dinamiche di qualsiasi altro corpo posto al di là della propria orbita.
E’ un pò
come la definizione di “acque territoriali”, che storicamente hanno un’ampiezza di 12 miglia coprendo la fascia di mare che
è possibile osservare da riva – e che per inciso corrispondevano più o meno alla gittata dei cannoni costieri ad
inizio secolo ventesimo: esse fanno parte del territorio di uno stato perchè su di esse una nazione può esercitare
una fattiva “influenza”.
Giuseppe Crisafulli: Anch’io sono dell’idea che per ragioni storiche occorreva lasciare Plutone
nel rango di pianeta e descrivere i più piccoli di questo come pianeti nani creando una sorta di rango simile a quello
adottato nel servizio militare dopo possono accedere tutti dall’altezza minima di 1.55 ( Altezza di Vittorio Emanuele III
quando era Re d’Italia ).
Comunque sia ai Congressi dove si riuniscono le grandi menti del Pianeta bisognerebbe parlare
di Fisica, di Astrofisica pura e non è così importante catalogare tutti i corpi celesti come i prodotti degli scaffali
dei supermercati.
L’Universo va studiato nella sua interezza e complessità perché ciò che comprende è
conseguenza di qualcos’altro che fa parte comunque del tutto. Occorre riunirsi per verificare e far convergere i vari studi
dei singoli che portano a comprendere meglio le varie sfaccettature che hanno i meandri dell’Universo.
Einstein, d’altronde,
guardò sempre l’universo nella sua interezza non si è mai preoccupato di catalogarlo.
Paolo Ballarini: Che
male c’e’ a suddividere i pianeti in giganti, medi e nani? A me sembra molto ragionevole, dopotutto si fa la stessa cosa
anche con le stelle. E la differenza tra un gigante gassoso e un pianeta terrestre e’ anche piu’ significativa di quella tra
quest’ultimo e un pianeta nano.
Col tempo penso che si tendera’ necessariamente a distinguere piu’ o meno le tre tipologie,
per forza di cose, anche perche’ si scopriranno frotte di giganti extrasolari e di nani solari….
Gabriele M.: Le
mie perplessità non derivano tanto dalle remore della comunità in generale, che, astrologi a parte, possono essere
anche comprensibili da un punto di vista culturale / affettivo, quanto per quelle che vengono della comunità degli astronomi,
delle quali l’unica a mio parere condivisibile è quella “Ma dovevamo fare tanto rumore per così poco?”.
Mike
Brown, uno dei co-scopritori di Xena (2003 UB313 il decimo pianeta, pardon uno degli ultimi pianeti nani scoperti) lo (ri)spiega
molto bene all’indirizzo (in inglese)
http://www.gps.caltech.edu/~mbrown/eightplanets/
In breve, stante la
nostra comprensione attuale del Sistema Solare, appare evidente come i quattro pianeti interni di tipo terrestre ed i quattro
pianeti esterni dominino sia in quanto a dimensioni che dinamicamente i loro immediati paraggi.
Questo loro dominio
locale si esprime in orbite relativamente stabili, tra loro all’incirca coplanari ed “isolate” intendendo con ciò
che i corpi minori che vengono ad interagire vengono o inglobati / deviati oppure catturati in configurazioni dinamiche di
equilibrio (i troiani Gioviani o Terrestri ) o risonanti /sincrone (per esempio Cruithne per la Terra ). In parole povere
i pianeti per così dire “sfoltiscono e regolano il traffico e la disposizione” dei corpi minori che cadono sotto la loro
sfera di influenza, chi con più efficienza chi con meno.
E’ in questo senso generale che va inteso il “Clearing”
dell’orbita, termine questo che, preso asetticamente forse non sarà il più efficace e magari potrà risultare
anche un filo fuorviante, ma che tra gli studiosi non dovrebbe dare adito a particolari dubbi se si considera la linea di
ragionamento ad esso soggiacente.
Questa condizione di relativo isolamento e dominio dinamico non pare viceversa propria,
evidentemente, né di Cerere che non è che uno dei membri della fascia degli asteroidi, né di Plutone che non
è che uno dei tanti Plutini in risonanza orbita orbita 3/2 con Nettuno per giunta con caratteristiche orbitali già
sospette fin dai tempi di Tombaugh (orbita sensibilmente inclinata e che interseca quella del suo dominante di riferimento,
Nettuno) né di Xena che attualmente viene classificato come appartenente alla fascia di Kuiper diffusa (Scattered Kuiper
Belt), anche essa legata alla evoluzione della zona esterna del sistema solare almeno come ad oggi si ritiene sia avvenuta.
Che poi al vecchio Plutone (nonché a Tombaugh che lo ha scoperto) ci si possa essere tutti affezionati, che in fondo
dispiaccia vederlo declassato, che per ovvi motivi noi Terrestri possiamo definirlo con ragione quanto meno “Pianeta ad
Honorem”, beh questo è un altro discorso! Del resto lo dice lo stesso Brown alla pagina, in cui espone i motivi per
cui, pur giustificando in pieno la decisione della IAU, anche a lui dispiace il declassamento di Plutone e di Xena .
http://www.gps.caltech.edu/~mbrown/whatsaplanet/requiem.html
Del declassamento di Xena tra l’altro Brown ha ben
ragione di rammaricarsi. Lo fa in un modo molto pudico, che mi permetto di tradurre qui di seguito:
(..) in conseguenza
della stessa decisione che ha relegato Plutone al rango “pianeta nano” , anche Xena (2003 UB313), che ho scoperto 19 mesi
fa, ha ricevuto ufficialmente il calcio nel sedere. Nel corso dell’ultimo anno ci si è principalmente riferiti a lui
come al decimo pianeta, e con ragione: era il più grande oggetto scoperto nel sistema Solare da 150 anni a questa parte,
persino più grande di Plutone stesso: è stata la sua scoperta che ha definitivamente forzato la mano agli astronomi.
O anche lui, come Plutone, si poteva fregiare del titolo di Pianeta, o entrambi avrebbero dovuto rinunciarvi. Dopo la scoperta,
quando mi sono reso conto che era effettivamente più grande di Plutone, ho chiamato immediatamente mia moglie e le ho
detto tutto eccitato “Ho scoperto un Pianeta!”
Anche ieri, dopo il voto dell’IAU le ho nuovamente telefonato. Ho dovuto
dirle che il decimo pianeta era stato seppellito assieme a Plutone. Con voce bassa mi ha detto: Veramente? Veramente! Mia
moglie già rimpiangeva il piccolo Pianeta che ci eravamo abituati a conoscere così bene. Credo che la sua reazione
si possa assimilare a quella dei molti “fans” di Plutone, che si sentono emotivamente legati a Plutone.
Cercate di capire,
per noi Xena era ben più che il decimo pianeta. Ci eravamo abituati a conoscerlo bene nel corso dell’ultimo anno. Conoscevamo
la sua piccola luna (naturalmente Gabrielle , la sua superficie incredibilmente splendente, il sottile strato ghiacciato della
sua atmosfera tutto attorno al globo. Ne abbiamo discusso il nome, l’orbita, ci siamo chiesti quanti altri suoi simili potevano
trovarsi la fuori. Era diventato parte dei nostri schemi mentali così come Plutone può esserlo per quelli di molti.
Era in un certo qual modo la controparte di nostra figlia Lila, che si era rivelata al mondo solo tre settimane prima di
Xena.
Tutti i ricordi del primo mese di vita di Lila – la mancanza di sonno, la confusione, l’incredibile felicità
sono legati con quelli della frenesia sul decimo pianeta – la corsa a cercare di capirne di più, il desiderio di
pubblicare, lo sforzo di far puntare più telescopi sulla sua traiettoria. Ed ora, appena poco dopo il suo primo compleanno,
ci ha lasciato.
Gli astronomi hanno fatto la cosa giusta, e naturalmente Xena non se ne è andato veramente, ma
è come di diritto gli spetta il più grande dei “pianeti nani”. Ed ora che possiede una classificazione gli verrà
persino presto dato anche un vero nome.
Ma per me e mia moglie resterà sempre Xena.
Quando Lila andrà
a scuola forse non gli verrà insegnato nulla su Xena, o come vorranno chiamarlo, ma capiterà che un giorno le diremo
che quando lei aveva tre settimane fu annunciata al mondo l’ esistenza di un decimo pianeta, prenderemo la scatola che
conserva i ritagli di notizie, e le racconteremo di quell’anno in cui Lila ed il decimo pianeta ardevano nelle nostre menti
come cose di cui non potevamo mai più immaginare l’universo senza”
Complimenti a Brown , professore di Astronomia
Planetaria al Caltech , un Astronomo professionista! O forse proprio un Astroamatore, naturalmente nel senso strettamente
letterale di uno che ama le stelle! Per conto mio, anche se non lo conosco, non ci sono dubbi!
Aramini Luca: Non
sono d’ accordo su questa decisione: Plutone e UB2003-213 devono essere classificati come pianeti e non come pianeti nani
transnettuniani. Non possono neanche essere definiti asteroidi perchè hanno forma geoidale e non irregolare. Non bisogna
basarsi sui parametri della pulizia dell’ orbita per declassari come pianeti. Se un corpo rispetta queste caratteristiche:
– Orbita ellittica intorno al sole
– la sua gravità deve prevalere sulle forze del corpo rigido in modo da dargli
una forma geodiale.
– rispettare le tre leggi keplero e quella di newton.
– avere un diametro superiore a 2000Km
– non essere un satellite.
secondo me devono essere considerati pianeti.
Plutone e UB2003-13 rispettano queste caratteristiche
e vanno riclassificati come pianeti e non pianeti nani.