Il satellite NASA per lo studio delle alte energie Swift ha rilevato il 27 giugno scorso un breve lampo di raggi gamma proveniente mezzo grado a sud della stella Yed Posterior, visibile ad occhio nudo nella costellazione di Ofiuco.
Per contribuire allo studio della natura di queste misteriose esplosioni, anche i ricercatori Simone Leonini, Massimo Conti e Paolo Rosi dell’Unione Astrofili Senesi, delegazione UAI, si sono prontamente attivati per rispondere all’allerta mondiale diramata tramite il Gamma-ray Coordinates Network.
Subito dopo il tramonto, circa 9 ore dopo la violenta deflagrazione, il telescopio automatico (D = 0.53m; f/8.7) dell’Osservatorio Astronomico di Montarrenti (Siena) ha puntato la zona di cielo interessata individuando in due epoche successive (2019-06-27.85897 UT R=18.0 +/-0.14; 2019-06-27.92990 UT R=18.1 +/-0.13 – catalogo USNO-B1) l’elusiva controparte ottica del catastrofico evento denominata GRB190627A.
Le nostre osservazioni, condivise con il coordinamento mondiale di osservatori che studiano questo tipo di eventi tramite la circolare GCN 24893, hanno confermato quanto registrato poche ore prima (quando in Italia era ancora giorno) da astronomi cinesi e kazaki. Successivamente, osservatori spagnoli, delle Isole Vergini, sud africani e della Repubblica Ceca hanno permesso di seguire senza soluzione di continuità l’evoluzione della nuova sorgente luminosa che si è resa visibile per poco più di 48 ore.
Anche se sono alcuni decenni che vengono osservati e studiati questi fenomeni, i meccanismi che li producono sono ancora poco conosciuti. I GRB con caratteristiche simili a GRB190627A sono generalmente ritenuti connessi all’esplosione di supernovae in lontanissime galassie. Alla morte di una stella di grande massa, un potente getto di plasma “buca” la stella che successivamente investe il gas circostante, originando la luce che vediamo da Terra quando il getto illumina il cosmo nella nostra direzione.
Data l’imprevedibilità e la breve durata di questo tipo di eventi, non sempre è possibile misurarne la distanza. Sinora è stato possibile farlo per solo un terzo dei GRB osservati. Fortunatamente, nel caso specifico, ci sono riusciti gli astronomi dell’ European Southern Observatory grazie ad uno dei telescopi di 8.2 m di diametro, parte del progetto Very Large Telescope, situato a Cerro Paranal, nel deserto di Atacama in Cile. Con l’utilizzo di uno degli strumenti ottici più grandi al mondo, è stato possibile stabilire che il viaggio nello spazio di questi bagliori extragalattici è iniziato ben 10,3 miliardi di anni fa ovvero “appena” 3,5 miliardi di anni dopo il Big Bang!
Un vertiginoso viaggio verso l’adolescenza dell’Universo che gli astrofili senesi hanno condotto attraverso il loro telescopio, una vera e propria macchina dello spazio-tempo.
Simone Leonini
Immagine 1: Digitized Sky Survey POSS2/UKSTU Red
Immagine 2: Controparte ottica del GRB 190627A