Il 13 agosto Piero Angela ci ha lasciato, sul sito internet del programma Superquark l’ultimo saluto alla redazione della sua creatura:
“Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana. Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano.
Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell’ambiente e dell’energia.
È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati.
A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato.
Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio”.
Ricordo quando fui invitato alcuni anni fa dalla redazione di Superquark per girare un breve intervento: tre minuti sulla probabilità di vita nell’Universo. Potei constatare come con pochissimi mezzi, ma con tanta passione, lo Staff di Superquark riusciva a creare quel meraviglioso mondo di divulgazione scientifica che dal 1981, prima puntata di Quark (poi Superquark dal 1995), ha tenuto incollato al piccolo schermo milioni di Italiani. Una rivoluzione di successo nella divulgazione scientifica, una innovazione totale per la TV Italiana, con un occhio alle esperienze anglosassoni. In quel giorno, prove la mattina, il pomeriggio sulla costa laziale a girare il pezzo, entrai nell’ufficio di Angela: non la meravigliosa scrivania di quercia che vediamo nelle puntate televisive, ma un modestissimo tavolino da scrivania con il cartellino con il suo nome: Piero Angela e, sotto, non “giornalista scientifico”, senza alcun dubbio il più grande in Italia, ma solo uno scarno riferimento a sé stesso come cultore della musica: in effetti, dopo 8 anni di studio di pianoforte, era la fine degli anni ’40 quando Angela si esibiva con grandi musicisti del Jazz del calibro di Franco Cerri e Rex Stewart (ma nel 1952 entrato in RAI lascò la tastiera, almeno nel senso della professione, e gli studi universitari, Ingegneria al Politecnico di Torino…ma poi 9 Lauree honoris causa, dalla Biologia alla Fisica, a ogni settore della Scienza ). Mi era palese un ennesimo esempio di come una grande intelligenza si accompagni sempre a una grande umiltà.
Un numero incalcolabile di italiani hanno preso le mosse per intraprendere la via universitaria per le scienze grazie ai suoi programmi e al suo modo semplice ma rigoroso, affascinante e ammaliante, di raccontare la scienza. La grande massa di persone, tra cui tanti bambini e giovani, che hanno visitato il feretro e seguito il funerale, ieri per chi scrive, 16 agosto, testimoniano l’impronta che Piero ha lasciato nel panorama televisivo e non solo. Senza di lui l’Italia sarebbe stata senz’altro più povera, in particolare nel settore della divulgazione scientifica, sempre una cugina povera nel nostro strano Paese, o difficile, come ci dice Angela.
Giorgio Bianciardi
UAI