ha tenuto una conferenza pubblica sul suo ultimo libro «Il Calendario e l’Orologio»
[articolo pubblicato sul n. 2/2007 della rivista ASTRONOMIA]
Nato a Firenze nel 1917,
decano degli astronomi italiani, Piero Tempesti festeggia i novant’anni. Gli sono intorno, in un affettuoso brindisi ideale,
tutti gli appassionati della scienza del cielo, professionisti e dilettanti. E c’è qualcosa di simbolico nel fatto che
proprio alla vigilia di un invidiabile compleanno che lo trova attivo ed energico, sia arrivato in libreria uno dei suoi libri
più belli, “Il calendario e l’orologio” (Gremese Editore), duecento pagine dedicate alla misura del tempo. Del quale,
filosoficamente, sappiamo pochissimo, se non che passa: ma possiamo pur sempre affidarci alla fisica subnucleare per coltivare
l’illusione della sua reversibilità, mentre sappiamo che la scala macroscopica è purtroppo tenacemente presidiata
dalla seconda legge della termodinamica.
Dei novant’anni di Piero tempesti, settantacinque sono stati una convivenza
stretta e fruttuosa con l’astronomia. Se ne appassionò quando era ancora studente di liceo a Firenze. Incominciò
a coltivarla frequentando l’Osservatorio astrofisico di Arcetri, a due passi dal “Gioiello”, la modesta villa dove Galileo
Galilei visse da confinato dell’Sant’Uffizio l’ultima e più buia parte della sua vita.
Pur senza mai perdere
una visione d’insieme dell’astronomia, ben testimoniata da tanti articoli sulla rivista “Coelum” fondata a Bologna da Guido
Horn d’Arturo e dai sei volumi dell’enciclopedia a dispense “Astronomia” edita da Curcio nella prima metà degli Anni
80, le stelle doppie spettroscopiche e l’evoluzione stellare, in particolare le fasi di nova e supernova, diventarono presto
i suoi interessi prevalenti nella ricerca: un filone molto fecondo, che nel corso del Novecento ha portato alla comprensione
dei meccanismi di produzione di energia nelle stelle, alla scoperta della nucleosintesi degli elementi pesanti, alla descrizione
delle diverse fasi della vita degli astri sotto la regia della loro massa, con fasi terminali che si manifestano ora con collassi
in nane bianche dopo la fase di nova, ora con collassi in pulsar o in buchi neri. Non a caso alle stelle di neutroni Tempesti
ha dedicato un libro (“Pulsar”, Biroma Editore, 1997) che ha colmato una lacuna nella divulgazione astronomica italiana di
alto livello.
Altro suo forte interesse erano (e sono) i corpi minori del Sistema Solare: pianetini e comete. Anche
in questo campo – che nell’ultimo quarto di secolo ha attraversato una stagione emozionante grazie alle sonde spaziali
– ha dato un contributo divulgativo con il libro “I segreti delle comete” (Curcio, 1984).
Di fotometria e di
stelle doppie spettroscopiche il giovane Tempesti si è occupato all’Osservatorio di Loiano, inaugurato sull’Appennino
bolognese nel 1936, al tempo in cui vi lavoravano Luigi Jacchia (fino a quando per le leggi razziali non dovette emigrare
ad Harvard), Leonida Rosino e più tardi Paolo Maffei. Tempesti era all’epoca assistente alla cattedra di astronomia dell’Università
di Bologna. Gli stessi lavori riprese poi anche all’Osservatorio di Collurania, vicino a Teramo, dove arrivò succedendo
al cuneese Giovanni Peisino, che aveva dovuto subire la soppressione della figura del direttore residente e il trasferimento
della direzione a Napoli. Tempesti seppe guidare l’Osservatorio in questa fase difficile, riuscendo a difenderne la dignità
scientifica fino al 1974. Sotto la sua gestione il rifrattore Cooke da 40 centimetri fu impegnato in accurate ricerche di
fotometria fotoelettrica, portando contributi allo studio fisico degli asteroidi, mentre quindici studenti giunsero alla laurea
in astronomia. Tempesti ha poi concluso la sua carriera all’Università di Roma “La Sapienza” come professore associato
di Spettroscopia e ora vive a Treviso.
Proprio all’inizio degli Anni 70 risale il nostro incontro. Di tempo ne è
passato, ma il ricordo è intatto. Ero con mia moglie Elena a pochi mesi dalle nozze, ci accompagnava l’amico teramano
Gianni Gaspari, ora redattore capo alla Rai e critico cinematografico del Tg2. Tempesti ci venne incontro sulla scala che
introduce alla palazzina dell’Osservatorio di Collurania. Sorridente e ospitale, ci condusse in una visita guidata che mi
ha impresso nella mente l’elegante rifrattore Cooke reso famoso dagli studi su Marte di Vincenzo Cerulli, la bellissima cupola
e un nido d’api incastonato tra una persiana e una finestra che Tempesti aveva rinunciato ad aprire per non disturbare quegli
industriosi imenotteri. Altro ricordo curioso: una lavatrice in demolizione nell’officina-laboratorio. Il motore – mi
spiegò – grazie alle due velocità, una per il lavaggio e una per la centrifuga, con l’aggiunta di pochi ingranaggi
si presta perfettamente a motorizzare un telescopio usando la prima per l’inseguimento e la seconda per il puntamento rapido.
I contatti successivi sono avvenuti in occasione dell’uscita dei suoi libri divulgativi o per consultazioni nell’ambito del
concorso di gnomonica “Le ombre del tempo” indetto dall’Osservatorio “Serafino Zani”. Sono stati colloqui non frequenti ma
sempre spontanei come tra due vecchi amici grazie all’umanità cordiale che, insieme con un carattere vigoroso, contraddistingue
Piero Tempesti. Di questo aspetto umano mi ha dato una testimonianza anche l’attuale presidente dell’Uai: “A Napoli –
ricorda Emilio Sassone Corsi – ebbi con mio fratello la fortuna di osservare, forse tra i primi, la Nova Cygni 1975.
Chiamammo l’allora direttore dell’Osservatorio di Padova, Leonida Rosino, il quale si mise subito in contatto con Tempesti
che, da Collurania, ottenne ottimi spettri della nova quando era ancora nella fase ascendente della curva di luce. Un lungo
articolo sulla rivista Coelum scritto da Tempesti glorificò la scoperta dei due giovani astrofili napoletani.”.
Piero Bianucci
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a tutti gli interessati
Links
Il Calendario e l’Orologio
E’
l’ultimo libro del Prof. Piero Tempesti e sarA’ l’argomento della conferenza invitata di Treviso. E’ possibile acquistarlo
on-line. SarA’ distribuito durante la conferenza.