Come ben sai, il Flat fa parte delle immagini di calibrazione dei light.

A cosa serve un Flat?
Serve ad eliminare gli artefatti creati da difetti delle ottiche, tipo vignettature e macchie dovute alla polvere.

Come faccio un Flat?
Un Flat si fa mettendo una sorgente luminosa uniforme davanti al tubo ottico, e regolando il tempo di esposizione in modo da avere il picco dell’istogramma nella metà di sinistra, fra ½ e 1/3. Per distribuire la luce uniformemente si può usare un apposito flat panel, ovvero un dispositivo di solito a led che emette una luce costante sulla sua superficie, oppure si può puntare il tubo verso una sorgente il più uniforme possibile (un muro bianco illuminato ad esempio) e mettere davanti un pezzo di stoffa bianca ben tesa, tipo maglietta. E’ possibile usare anche il cielo al tramonto per fare i flat, ma la sua luminosità varia molto rapidamente e non è la condizione ideale.

Che caratteristiche deve avere un Flat?
Deve avere la stessa temperatura, Gain Offset Bin dei light che andrà a calibrare, e deve essere a sua volta calibrato con un MasterBias oppure con un MasterDarkFlat che abbia lo stesso tempo di esposizione del Flat. Inoltre se uso una camera monocromatica con filtri dovrò creare un set di Flat per ogni filtro.

Quanti se ne devono fare per avere una buona calibrazione?
Se ne fanno almeno 5, meglio da 31 in su

Può essere utile creare un masterFlat (l’integrazione dei vari frame) e conservarlo in una libreria di masterFlat per riutilizzarlo, ma ricorda che non devi in alcun modo modificare il tuo setup fra una ripresa e l’altra se vuoi usare gli stessi Flat (o MasterFlat) per la calibrazione. Ruotare la camera, cambiare un filtro, smontare e rimontare la camera rendono inutili i Flat scattati in precedenza. Per questo motivo di solito nel nome dei MasterFlat che vengono conservati si include la data di ripresa e l’oggetto principale che si è calibrato con quel set di Flat.