di Pictores Caeli

L’uomo è sempre stato attratto dal cielo notturno e moltissimi artisti hanno riportato nelle loro opere la bellezza che hanno trovato nell’atto dell’osservazione del cielo stellato. Uno dei più conosciuti nell’arte pittorica è sicuramente Vincent Van Gogh, l’artista olandese celebre per le sue originali opere. Tra le sue opere più note c’è sicuramente “Notte stellata”.

Notte Stellata

La prima foto invece che ritrae un oggetto celeste assieme al paesaggio è sicuramente opera del grande Ansel Adams, ma per quanto riguarda lo sviluppo della storia dell’astrofotografia in Italia probabilmente bisogna attendere fino al 1986, quando un gruppo di appassionati astrofili durante il passaggio della bellissima cometa di Halley hanno puntato la propria reflex analogica in alto catturando la famosa cometa sopra il re delle Dolomiti, l’Antelao. Si tratta di Alessandro Dimai, Giovanni Dandrea e Giuseppe Menardi membri dell’Associazione Astronomica di Cortina.

Dati foto: March 18th, 1986
Location: Col Drusciè Observatory, Cortina d’Ampezzo – Italy
Tele 135 mm f/3,5 – Kodak Ektachrome 200

La foto rappresenta i passi primordiali dell’ astrofotografia paesaggistica: di fatto riprende la cometa assieme al paesaggio che la circonda, esprimendo così tutto l’amore dell’ astrofilo per il cielo stellato e il paese in cui vive. 

Fino a quel momento gli appassionati del cielo si erano sempre dedicati alla ripresa degli oggetti celesti con il telescopio e, dato che le sessioni fotografiche erano sempre molto lunghe ed impegnative, si concentrarono a realizzare  osservatori privati per potersi dedicare alla propria passione senza dover dipendere da nessuno. 

L’ astrofotografia di paesaggio è nata quindi più di 30 anni fa ma di fatto, ha avuto il suo boom soprattutto negli ultimi 20 anni.

Con lo sviluppo delle tecnologie e l’avvento della fotografia digitale infatti i tempi di ripresa si sono notevolmente accorciati e così gli astrofili meno appassionati alla fotografia statica e più propensi a quella “dinamica”, hanno avuto la possibilità di spaziare ed intraprendere un percorso nuovo e molto appassionante. 

Il cielo diventa quindi osservabile non solo dalla cupola di un osservatorio ma anche dalla cima di una montagna, dalla riva del mare o di un lago e quindi ogni foto ha come sfondo lo “stesso” cielo ma come protagonista il paesaggio che l’astrofilo vuole accostarci.

 

Ogni scatto diventa dunque espressione di ciò che il fotografo vuole comunicare, le foto prendono vita e assumono un significato più ampio rispetto ad un cielo notturno accostato ad un paesaggio: contengono infatti la storia e le conoscenze dell’ astrofotografo, diventano espressione della propria vita e delle proprie esperienze e, perchè no, dei propri gusti. 

LO SCATTO SINGOLO CON OBIETTIVO GRANDANGOLARE 

Foto di Giorgia Hofer

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La ripresa grandangolare è forse la più facile da realizzare, perché questo tipo di inquadratura permette di mettere in evidenza sia il cielo che il paesaggio, e nel caso di questa fotografia è visibile un fenomeno piuttosto raro da osservare, ossia la Luce Zodiacale, vista da noi per la prima volta in assoluto. I tempi ideali per ottenere le stelle ferme nella nostra inquadratura, usando un obiettivo grandangolare (11-18 mm),  puntando la reflex verso la polare, sono di 30 secondi; al contrario se puntiamo in direzione sud, dobbiamo necessariamente ridurre i tempi di esposizione per evitare che le stelle, a causa della rotazione terrestre, si trasformino in linee,proprio perché le stelle più si allontanano dalla polare e più si spostano velocemente. A questo proposito è stata sviluppata una rapida formula che ci permette di calcolare il tempo massimo che non dobbiamo superare per avere le stelle ferme, a seconda della lunghezza focale del nostro obiettivo.

Ad esempio se possediamo un obiettivo con lunghezza focale 20 mm dobbiamo prendere il valore di 600 e dividerlo per la lunghezza focale dell’obiettivo, otterremmo così il tempo di posa massimo consentito per il nostro obiettivo nel caso in cui abbiamo la fortuna di possedere una full-frame:

600/11=54,54 secondi

600/18=33,3 secondi

600/35= 17 secondi

600/125=4,8 secondi

Con la varietà di sensori sviluppata negli ultimi anni, che cambia i parametri di relazione con la lunghezza delle focali utilizzate, tale formula non restituisce sempre un risultato corretto. La prova empirica è sempre la migliore soluzione (fare delle prove di scatto e verificare subito il risultato), oppure ci si può affidare a servizi online dove inserire le caratteristiche della propria attrezzatura e ricevere i corretti parametri di scatto, come per esempio il calcolatore che si trova a questo link https://www.lonelyspeck.com/advanced-astrophotography-shutter-time-calculator/

LA RIPRESA A CAMPO RISTRETTO

Le riprese possono essere effettuate anche restringendo il campo di ripresa, utilizzando un obiettivo con una lunghezza focale più lunga (120/150 mm) che si adatta all’estensione degli oggetti da riprendere, come nel caso di questa foto che mostra Venere e Pleiadi. Per effettuare questa ripresa è indispensabile l’ inseguitore, dal momento che più si restringe il campo di ripresa e più la posa deve essere breve. Utilizzando questo fondamentale strumento si possono effettuare delle pose anche al di sopra del minuto di esposizione. Una posa così lunga era necessaria per ottenere una bella raggiera di Venere, che si ottiene chiudendo il più possibile il diaframma. Per questa composizione, Giorgia ha eseguito 8 scatti con lo zoom a 125 mm, pose di 30 secondi a ISO 2.500, f/9,5. Con degli ISO così alti il rumore digitale della fotocamera comincia ad essere percepibile ed evidente, così per neutralizzare questo problema si può sfruttare la tecnica della sovrapposizione di immagini.

Pleiadi e Venere di Giorgia Hofer

CONTESTUALIZZARE LO SCATTO

Contestualizzare lo scatto, come spiega Dario, significa inserire il cielo stellato o un oggetto celeste all’interno di una scena in cui è possibile riconoscere ampie porzioni di paesaggio sia esso naturale che antropico. Per esempio la lente da 50 mm permette di riprendere un campo di 40° sul lato lungo del sensore. Il formato da 105 mm offre un campo visivo di circa 20°, più ridotto ma ancora sufficiente a riprendere elementi come piccoli paesi sulle colline o monumenti di particolare interesse.

La Luna

A stare con lo sguardo in sù, dice Alessia, in direzione dell’Universo, c’è di mezzo spesso lei: puntando alle stelle non si può non fare i conti con la Luna, così perturbatrice delle ricerche del cielo ignoto che a un certo punto ci si arrende e la si accetta come protagonista.

Eclissi di Luna sull’Etna di Alessia Scarso
21 gennaio 2019, 2 scatti, 24 mm, paesaggio 10 sec, ƒ/4, ISO 3200, luna 1/40 sec, ƒ/6.3, ISO 500

Un modo interessante di fotografare la Luna è quello di utilizzare lenti con focali intermedie comprese normalmente tra 50mm e 105mm. Questi formati offrono un doppio vantaggio: permettono di riprendere nel fotogramma la Luna con una dimensione relativamente grande garantendo la possibilità di contestualizzale lo scatto.

Ma che tipo di sensazioni restituisce questo tipo di fotografia? La presenza della Luna di dimensioni più grandi, ma non grandissime, e la presenza del paesaggio, conferiscono all’osservatore la sensazione di guardare ed immaginare la scena come se fosse vista in prima persona con le sue dimensioni reali.

E’ questo è il caso di questa fotografia scelta dalla NASA come APOD (ndr: Astronomy Picture Of The Day) che riprende la Luna a falcetto e Venere in allineamento con lo sfondo del paese di Palazzolo Acreide in Sicilia, patrimonio Unesco dell’umanità per il suo barocco siciliano.

Luna Cinerea su Palazzolo Acreide (SR) di Dario Giannobile

Un ultimo piccolo suggerimento: concentrate la vostra attenzione in momenti particolari del mese come quando la Luna in luce cinerea tramonterà poco dopo il tramonto del sole. In queste condizioni sarà possibile riprendere l’immagine con una singola esposizione. La luce ambientale illuminerà il paesaggio e la Luna non sarà così abbagliante da cancellare ogni dettaglio della sua superficie.

Un’altra affascinante tecnica per fotografare la Luna è quella che permette di farla apparire “grande e vicina” a un particolare monumento o montagna. Innanzitutto occorre precisare che l’effetto Luna “grande” è dovuto all’utilizzo di un potente teleobiettivo (ad esempio da 500 a 1.000 mm) e alla notevole distanza rispetto al monumento “target”.

È bene ricordare che a parità di obiettivo, mano a mano che ci si allontana dal monumento, la Luna rimane sempre delle stesse dimensioni apparenti (in considerazione del fatto che è distante in media circa  385.000 chilometri dalla Terra), mentre il monumento terrestre, ovviamente, sembra sempre più piccolo.

Anche per questa tipologia di inquadrature è bene programmare per tempo il punto di ripresa. Fortunatamente, il mondo delle applicazioni ci viene in aiuto con software come TPE photographer e Photopills che possono essere facilmente installati sui nostri dispositivi.

Grazie ai loro tools è possibile calcolare il luogo dove piazzare la macchina fotografia e il momento giusto in cui scattare. Così facendo potremo avere nella scena tutti gli elementi di interesse, sia gli astri che il paesaggio alla focale che è per noi più congeniale.

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I fattori da considerare sono:

– l’ora in cui la Luna si leva (o tramonta);

– l’azimut della Luna al suo sorgere (o tramonto);

– l’altezza della Luna al momento dello scatto;

– la distanza del punto d’osservazione rispetto al monumento;

– …sperare in un meteo benevolo…

Un primo problema è quello di identificare l’orario che consenta un perfetto bilanciamento tra la luminosità della Luna e la luce naturale del monumento. Quando il cielo è troppo luminoso c’è infatti il rischio di sottoesporre la Luna mentre quando è troppo scuro è probabile che il monumento risulti in ombra e la Luna sovraesposta. L’orario ideale per avere condizioni ottimali di luce è quando, al momento del sorgere della Luna, il Sole è ancora circa 5 gradi al di sotto dell’orizzonte. Ovviamente, vale la pena tentare anche in occasioni meno favorevoli ma non troppo lontane da quelle indicate.

E’ preferibile poi scattare quando la Luna è a non più di 3-4 gradi sopra l’orizzonte, onde evitare i problemi di sovraesposizione sopra accennati.Infine, per stabilire la distanza (nella mia esperienza in genere tra i 2 e i 6 km) da cui scattare in modo che la grandezza apparente del monumento risulti simile a quella della Luna è necessario fare dei semplici calcoli di trigonometria. Utili indicazioni a tal proposito sono fornite in questo post di Earth Science Picture of the Day

Fenomeni Ottici Atmosferici

Osservare il cielo comporta l’imbattersi in alcuni fenomeni, più o meno rari, che si possono manifestare sia di notte che di giorno.

La composizione della nostra atmosfera e l’attraversamento delle luci degli astri, generano giochi di composizione e scomposizione della luce, di colori e forme geometriche spettacolari.

L’arcobaleno è solo il più conosciuto di una grande famiglia che in italiano trova collocazione in un termine unico: le FOTOMETEORE

Da qualche anno, i Pictores Caeli si fanno promotori per la conoscenza di questi fenomeni che oggi in molti astrofotografi riconoscono, osservano e fotografano alimentando la testimonianza della frequenza dell’ apparizione e la consapevolezza che il cielo riserva continuamente spettacoli al quale l’occhio umano non partecipa perché spesso troppo distratto dalla quotidianità e per il poco interesse a puntare lo sguardo verso quell’unico posto dove può perdersi e spaziare: il cielo.

Hai osservato un fenomeno particolare in cielo ma non sai di cosa si tratta? Mandaci la tua foto con data, ora e luogo di scatto e la