Per la sua luce chiara e potente e per il suo incedere maestoso, il pianeta Giove divenne, nel mito greco, il re degli dei.
La correlazione tra dio e pianeta doveva essere ovvia per gli Antichi, così come la sua identificazione in cielo nei periodi in cui il pianeta era visibile.
Probabilmente attorno al Settecento, con la Rivoluzione Industriale, cominciò a crescere in Europa la frazione di persone che NON avevano più necessità di osservare il cielo.
Apparve così per la prima volta una nuova categoria sociale: gli “orfani delle stelle”, persone che potevano, senza temere nulla per se stessi, ignorare le nozioni anche più basilari dell’astronomia.
Questo sottoprodotto del “progresso” è naturalmente cresciuto costantemente e oggi, nelle nostre città, raggiunge le più alte percentuali.
Tuttavia già alla fine dell’Ottocento le masse ormai incapaci di riconoscere stelle, pianeti e costellazioni, dovevano essere già importanti se il più grande divulgatore di astronomia dell’epoca, Camille Flammarion, riporta nel 1880:
“Giove si segnala da sè, colla vivacità del suo fulgore che attrae gli sguardi più distratti, ed ogni anno, all’epoca in cui questo grande pianeta riappare nel cuor della notte, tutti si chiedono chi sia questo nuovo signore del Firmamento”.
Si nota per lo meno che uno sguardo sia pur fugace veniva comunque dato al cielo, da città con una vista notturna certamente migliore di quella delle città moderne.
Veduto l’astro nel cielo, gli “orfani delle stelle” dimostravano per lo meno il buon senso di rivolgersi ad un rinomato esperto per avere lumi, tanto che Flammarion ricorda:
“Tutti gli anni, al riapparire di Giove, io ricevo delle centinaja di lettere tutte contenenti la stessa domanda: «Come si chiama quel fulgido astro?»”
Con i potenti mezzi di informazione di cui adesso disponiamo, riusciremo a correggere questa situazione?
Lo sforzo dei divulgatori non dev’essere solo quello di propagare ardite nozioni scientifiche, ma anche di riannodare il filo che ci lega al cielo e di riportare gli “orfani” alla loro casa.
[Foto: NASA, elaborazione finale Accademia Delle Stelle]
[ Paolo Colona ]
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