Il frammento DK 120 di Eraclito è completamente a tema astronomico e fino ad oggi non era ancora stata pubblicata una traduzione convincente. Ecco la genesi di questo “mistero” filologico.
Nel primo libro della sua Geografia, Strabone, impegnato a spiegare il significato dei termini astronomici di Omero, cita a titolo esemplificativo una frase di Eraclito (citazione che diventerà il “frammento 120” nell’edizione di Diels e Kranz).
È affascinante pensare che Eraclito fosse noto per la sua salda cultura astronomica e che Strabone si affidasse a lui per chiarire un concetto astronomico.
Assai singolare invece il fatto che tale frammento abbia ricevuto una quantità favolosa di traduzioni disparate: in pratica, non si sa cosa significhi!
Il frammento 120, con le sue innumerevoli traduzioni in contrasto l’una con l’altra, ha contribuito senz’altro alla fama di Eraclito di essere “oscuro ed enigmatico”, tuttavia questa fama appare ingiusta e fuori luogo.
Strabone infatti si rifaceva ad Eraclito per avvalersi della sua chiarezza: se noi non siamo stati in grado di capire nemmeno di cosa parlasse, forse è colpa nostra, non di Eraclito…
E invece, incapace di ammettere l’ignoranza di noi moderni, un serissimo studioso è persino arrivato a congetturare che fossero gli Autori stessi a non sapere di cosa parlavano, asserendo che: “è probabile che Strabone non abbia bene compreso il concetto di Eraclito”. È veramente troppo.
Il problema, naturalmente, è che è impensabile tradurre un testo palesemente astronomico senza ricorrere a questa scienza. Finchè se ne è fatto a meno, il disorientamento tra gli studiosi è stato inevitabile…
Volete cimentarvi voi nella traduzione? Eccovi il frammento:
ἠοῦς καὶ ἑσπέρας τέρματα ἡ ἄρκτος
καί ἀντίον τῆς ἄρκτου οὖρος αἰθρίου Διός
La prima riga si traduce facilmente così:
• “Dell’alba e del tramonto i limiti sono l’Orsa”
La seconda invece ha molto sofferto: elenchiamo alcune delle oltre 30 traduzioni che abbiamo raccolto in letteratura:
• “e di fronte all’Orsa la montagna dello splendente Zeus”
• “di contro all’Orsa la pietra terminale del raggiante Zeus.”
• “e di contro ad essa è il soffio del sereno Giove”
• “dal lato opposto all’Orsa il confine del celeste Zeus” (questa è di Diego Fusaro)
• “e contro l’Orsa il limite è il brillante Giove”
• “e, avanti ad essa, il guardiano del fiammeggiante Cielo”
• “di contro all’Orsa la pietra terminale dell’Etra di Zeus”
• …
Non sembra incredibile una tale varietà? Ma è quello che c’è da aspettarsi se si tenta di tradurre un testo astronomico ignorando l’astronomia: senza un’idea di cosa intendesse Eraclito, non si può sapere quale accezione di οὖρος vada scelta…
Se aveva ragione Hermann Kranz sul fatto che “La scienza fa parte del più antico patrimonio culturale dell’umanità” (come raccontiamo qui: http://www.uai.it/archeo…/le-ultime-parole-di-hermann-diels/), si capisce che ciò che per ‘loro’ era banale, per noi posteri disabituati a quella cultura, può diventare un enigma.
Paolo Colona
[ P.S. La storia ha naturalmente un lieto fine: il significato è stato trovato, con pubblicazione scientifica. Della corretta traduzione, e dell’accezione giusta di οὖρος, ne darà notizia lo scrivente a Ex Astris Scientia ]